PDP: Piano Didattico Personalizzato

In tutti i suoi aspetti: cosa è, come funziona, a cosa serve…

 

Il PDP è un documento ufficiale di programmazione ed è fondamentale nel contesto scolastico, in caso di Disturbi dell’Apprendimento, poiché garantisce una didattica il più possibile adeguata allo stile di apprendimento dell’alunnə.

Per quanto riguarda lз studentз con DSA (riconosciutз dalla Legge 170/2010), il PDP è obbligatorio ed i contenuti minimi sono indicati nelle Linee Guida del 2011, come pure i tempi massimi di definizione (che corrispondono al primo trimestre scolastico oppure entro tre mesi dalla diagnosi).

Il Decreto Ministeriale 5669 del 2011 stabilisce che il consiglio di classe deve predisporre il Piano Didattico Personalizzato, nelle forme ritenute più idonee, articolato per le discipline coinvolte nel disturbo e dovrà quindi contenere:

  1. dati anagrafici;

  2. tipologia del disturbo;

  3. attività didattiche individualizzate;

  4. attività didattiche personalizzate;

  5. strumenti compensativi (leggi articolo a riguardo);

  6. misure dispensative (leggi articolo a riguardo);

  7. forme di verifica e valutazione personalizzata.

La scuola può elaborare un documento di programmazione di questo tipo per tutti lз alunnз con Bisogni Educativi Speciali, qualora il Consiglio di Classe lo ritenga opportuno (così come stabilito dalla Direttiva MIUR del 2012 e dalla successiva Circolare Ministeriale del 2013).

A cosa serve quindi il PDP?

  • Garantisce il diritto allo studio dellз studentз con DSA o con altri Bisogni Educativi Speciali (BES);

  • può attivare un’azione condivisa tra scuola e famiglia: non è obbligatorio sottoscrivere un “patto” con la famiglia ma è consigliabile, con il sostegno del personale clinico che ha effettuato la diagnosi o che ne ha la presa in carico;

  • crea un’occasione per fermarsi a ragionare sulla situazione globale dell’alunnə, in particolare per quanto riguarda: la sua diagnosi, le sue difficoltà, i suoi punti di forza, le risorse disponibili e le strategie per rendere possibile l’apprendimento;

  • il fine ultimo è quello di mettere lə alunnə nelle migliori condizioni per poter dimostrare le sue conoscenze ed il suo apprendimento, favorire l’utilizzo di canali preferenziali e sostenere le abilità più fragili, in modo tale da permettere di raggiungere il successo scolastico.

Il PDP non è un documento “fisso”, anzi è auspicabile e possibile apportare modifiche nel corso degli anni scolastici, soprattutto nelle fasi di passaggio: una volta stilato ed applicato infatti, il Consiglio di classe valuta l’andamento dellə studentə e verifica se gli strumenti compensativi e le misure dispensative proposte consentono il raggiungimento del successo scolastico.

Inoltre, il PDP può essere utile per riconoscere una modalità di intervento che sia condivisibile tra tutte le figure di riferimento, così da non rischiare che l’alunnə vada in confusione rispetto ai diversi approcci che ogni ambiente tende ad utilizzare.

Cosa ne pensate? Fatemi sapere se volete approfondire altri aspetti correlati.

 

Dott.ssa Silvia De Maio

 

Riferimenti bibliografici

  • Circolare Ministeriale 6 marzo 2013, n. 8. MIUR

  • Cornoldi C., Meneghetti C., Moè A., Zamperlin C. (2018). Processi cognitivi, motivazione e apprendimento. Il Mulino – Manuali, Bologna.

  • Decreto Ministeriale 12 luglio 2011, n. 5669. Con allegato: Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento. MIUR

  • Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012. Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica. MIUR

  • Legge 8 ottobre 2010, n. 170. Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico. Gazzetta Ufficiale N. 244 del 18 Ottobre 2010.

  • Mariani L. (2000). Portfolio. Materiali per documentare e valutare cosa si impara e come si impara. Zanichelli, Bologna.

 

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