Diagnosi psicopatologiche in età adolescenziale

Tra sintomi e cambiamenti.

 Come preannunciato nell’articolo precedente (leggi qui), oggi proseguiamo con l’approfondimento della tematica della psicopatologia intrecciata al periodo adolescenziale. Per comprendere meglio ciò che c’è in questo grande ‘calderone’, bisogna tener presente che

 

“…questa fase dello sviluppo, infatti, presenta caratteristiche complesse e articolate di fluidità e contraddittorietà del funzionamento psichico mettendo in gioco diversi registri mentali…Rispetto a queste caratteristiche, che rendono intrinsecamente sfumato il confine tra “normalità” e “patologia”, il problema di quali criteri o griglie teoriche utilizzare nella valutazione delle condizioni patologiche, transitorie o a rischio di una evoluzione duratura, è particolarmente difficile.” (Ammaniti, 2011, pp. 4-5)

 

Leggendo con attenzione le parole del prof. Ammaniti si evince innanzitutto la difficoltà e l’impossibilità, più e più volte riportata nel corso degli articoli di questa sezione del blog, di osservare una distinzione netta, tra ciò che può essere definito come ‘patologico’ e ciò che può essere considerato ‘di passaggio’ o ‘fisiologico’ in ambito comportamentale nel periodo adolescenziale.

Andando a sviluppare questo argomento, in linea con una visione di continuo sviluppo del soggetto adolescente, non si può prescindere dal sottolineare l’importante concetto della non fissità e della conseguente mobilità di una possibile diagnosi di un disturbo psicopatologico che viene fatta in questa fase di vita. Ciò di conseguenza, rende difficile predire un ipotetico cronicizzarsi di un disturbo sorto in questo periodo negli anni successivi. Difatti, oltre quanto già affermato, fornire ‘un’etichetta’ ad unə giovane adolescente potrebbe essere fuorviante in quanto la velocità dello sviluppo potrebbe portare a forti cambiamenti che non consentono di inquadrare in modo definitivo i comportamenti sintomatologici, soggetti anch’essi ad evoluzione. Per questo motivo per avere una situazione mediamente più stabile bisognerà attendere dopo la maggiore età.

Aggiungendo un altro tassello a questo argomento, si osserva che nella letteratura scientifica viene riportato che le sotto-fasi adolescenziali che sono maggiormente sottoposte a possibili rischi sotto il punto di vista che stiamo trattando, sono quella tra i 12 e i 14 anni, e quella tra i 17 e i 19; difatti durante questi anni è più probabile che possa esserci una comparsa di stati d’ansia e depressivi. Tuttavia in linea con quanto poc’anzi riportato, è sempre importante calare i ‘comportamenti sintomatologici’ nel momento storico-sociale-familiare in cui l’adolescente vive come riportato in questo articolo.

 Nella mia esperienza clinica ho avuto modo di incontrare moltз ragazzз che portavano con sé una diagnosi di un qualche disturbo psicopatologico, ma questз ragazzз prima di essere la loro diagnosi erano e sono delle persone, con tratti caratteriali e specificità. In adolescenza come anche successivamente, conoscersi ed imparare a ‘leggersi dentro’ è tanto importante quanto andare dal medico quando si ha un mal di pancia o mal d’orecchio. La sofferenza psichica a prescindere dal quadro diagnostico di riferimento è sofferenza e come tale va conosciuta e compresa, sostenendo quellз giovanз, che ne fanno esperienza, nell’affrontare questo difficile compito di vita.

 Se la lettura di questo articola vi ha lasciato qualche dubbio o curiosità non esitate a scriverlo nei commenti e se volete potete condividere con noi anche vostre riflessioni al riguardo.

Dott.ssa Emma Carrano.

 

Bibliografia

 

  • Ammaniti, M. (2011). (a cura di) Manuale di psicopatologia dell’adolescenza, Milano: Raffaello Cortina.

  • Cerutti, R., Carbone, P., Poli, R. (2004). Adolescenza e disagio, Roma: Kappa.

  • Sabatini, R. (2000). Malessere giovanile e sistema formativo, Roma: Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Sociali, CSR.

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Adolescenza e psicopatologia