PEGI

L’Ente Europeo che certifica l’età di riferimento dei videogiochi

Ti trovi sul divano con tuə figliə e state vedendo la televisione insieme. Ti accorgi che sta iniziando un programma che è segnalato come non adatto per la sua età, cosa fai? Lasci il programma o cambi canale?

E se la scelta che devi prendere fosse sul videogioco che tuə figliə vuole giocare? Sapresti prendere questa decisione con la stessa facilità e velocità di prima?

Come ho sottolineato nell’articolo introduttivo, i videogiochi non rappresentano un prodotto che è pensato solo per lз bambinз, ma in alcuni casi, potrebbero contenere contenuti violenti o immagini che possono disturbare unə giovane gamer, coləi che gioca, perché sono stati concepiti solo per un pubblico adulto.

Quindi come possiamo fare per conoscere il contenuto di un prodotto?

Per avere una guida all’acquisto dei prodotti videoludici nasce in Europa nel 2003 l’associazione PEGI, Pan European Game Information. Questa società si occupa di classificare per età e contenuti i prodotti presenti sul mercato. Se avete a disposizione una confezione di un qualsiasi prodotto videoludico potrete notare che in basso a sinistra è presente un rettangolino contenente un numero sempre seguito dal simbolo “+”. In altre parole, viene indicata l’età a partire dalla quale gli elementi di un videogioco sono adeguati. Le indicazioni di PEGI non si riferiscono in nessun modo al livello di difficoltà del gioco, ma esclusivamente ai suoi contenuti, per cui non significa che più alta è l’età classificata e più difficile sarà il gioco.

La suddivisione per fasce d’età voluta da PEGI è ripartita in cinque sezioni progressive:

  • Dai 3 anni in poi, ovvero adatto a tutte le età: in questa classificazione è tollerata una violenza di livello molto basso, ovvero attraverso uno stile comico e irreale spesso associata a personaggi inverosimili, in modo che non possa essere associata alla vita reale. Rientrano in questa categoria anche alcune simulazioni sportive;

  • Dai 7 anni in poi: il contenuto violento è praticamente identico alla classificazione 3+, ma in aggiunta sono tollerati anche rumori o scene che potrebbero spaventare lз bambinз più piccolз, inseriti comunque in un contesto di fantasia;

  • Dai 12 anni in poi: violenza di livello medio e leggermente più esplicita attribuita a personaggi più realistici, turpiloquio non volgare e, soprattutto, non a sfondo sessuale;

  • Dai 16 anni in poi: presenta scene di violenza decisamente reali, ed è pensato per un pubblico capace di gestire parole offensive e concetti come la criminalità, l’uso di tabacco o droghe;

  • Dai 18 anni in poi, ovvero solo per adultз: presenta una violenza definita “grave”, ovvero capace di inorridire o far suscitare sentimenti contrastanti, come il disgusto, o scene capaci di spaventare, angosciare e sottoporre ad un alto stato di stress; il linguaggio può essere molto volgare ed esplicito.

 

PEGI ha anche introdotto una lista di simboli davvero utili che raffigurano i vari contenuti presenti in un gioco, chiamati indicatori di contenuto, che vengono così segnalati in anticipo al consumatore.

Gli indicatori che vengono utilizzati sono i seguenti e sono sempre accompagnati dal simbolo e la descrizione del loro significato:

Il processo di classificazione di un gioco avviene in questo modo: chi ha prodotto il videogame compila un modulo in cui dichiara le sue caratteristiche. Questo modulo viene inviato a chi si dovrà occupare della classificazione, che esaminerà il gioco in prima persona. Si fa quindi un “bilanciamento” tra quanto dichiarato dai produttori e ciò che è stato evidenziato dall’esame diretto, terminato questo processo si procede alla valutazione ufficiale.

Ci tengo a sottolineare come la maturità e l’autocontrollo di ogni bambinə sia differente, e che può variare in base a ciascuno di essi. Rimane al genitore quindi il compito di valutare il contenuto di un determinato videogioco e la sua fruibilità rispetto all’età dellə propriə figliə.

Un consiglio che mi sento di potervi dare è quello di soffermarvi con ləi mentre sta giocando per potergli spiegare il significato di alcune scene, o ammonendolə qualora stesse assumendo dei comportamenti non appropriati in relazione all’attività videoludica che sta svolgendo, alla stregua di un percorso di media education (educazione ai media digitali) che possiate cocostruire insieme allз vostrз figlз.

Eravate a conoscenza di questo sistema di classificazione? Vi è stato utile?

Lascio lo spazio nei commenti per poter discutere insieme di questo sistema di classificazione.

Dott. Andrea Sacchetti

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