Videogiochi e apprendimento

Quando il giocare diventa una cosa seria

Gli ultimi articoli di questa rubrica sulla psicologia digitale sono stati dedicati al mondo videoludico con un approfondimento sul gaming e sulla socializzazione.

Per chiudere questo filone oggi affronteremo il tema dell’apprendimento mediante l’utilizzo di uno strumento videoludico.

Secondo voi è possibile apprendere da un’attività che spesso viene considerata esclusivamente come un gioco?

Una persona è in grado di accumulare maggiore esperienza quando incontra ambienti piacevoli e stimolanti. Se incanalata questa esperienza può metterlə in condizione di crescere personalmente riuscendo a risolvere le sfide che si troverà ad affrontare di volta in volta.

Allo stesso modo i videogiochi condividono questa tipologia di ambienti che possiamo trovare nella “realtà fisica”. Lə player potrà vestire i panni di un personaggio (avatar) e affrontare le diverse sfide che gli verranno proposte (quest) per raggiungere quello che è il suo obiettivo principale (finire la storia o raggiungere un determinato loot).

 

La “realtà virtuale” può consentire all’individuo di sperimentare emozioni ed abilità in un sistema chiuso in cui potrà sentirsi tendenzialmente sicuro e protetto con le giuste precauzioni.

Per poter giocare e raggiungere gli obiettivi (gli achievement) lə player dovrà predisporsi ad imparare e saper risolvere i problemi che gli si presenteranno davanti, allenando e potenziando le abilità di cui avrà bisogno per giocare efficacemente.

 

Ad esempio secondo uno studio di Bavalier e colleghi (2011), dopo sessioni videoludiche con videogiochi d’azione, verrebbero ad incrementarsi le performance nei compiti cognitivi, di percezione e di attenzione. Questo sembra possibile perché i videogiochi di questo genere sono in grado di migliorare tutti i processi cognitivi di base, garantendo un potenziamento generale delle proprie capacità di apprendimento. Praticamente ci permette di “imparare ad imparare” velocemente ed in maniera efficace.

 

Ad un livello più macroscopico, gli studi recenti riconoscono all’attività di videogiocare la capacità di potenziamento del pensiero di tipo multi-tasking (la capacità di considerare più elementi contemporaneamente al fine di raggiungere un obbiettivo), lo sviluppo del pensiero critico e la velocizzazione dei processi di pensiero.

Questo tipo di meccanismi di potenziamento possono giocare un ruolo positivo non solo per l’attività puramente ludica ma anche per altri tipi di necessità, come quelle educative.

 

Partendo da questo presupposto, infatti, sono stati progettati giochi con finalità principalmente educative chiamati Serious games. Si tratta di strumenti formativi in cui gli aspetti “seri” e quelli “ludici” sono presenti in equilibrio, seguendo la filosofia del “learning by doing” affiancato da aspetti giocosi e divertenti.

Tramite un tipo di apprendimento esperienziale, si ha la possibilità di imparare in maniera più soddisfacente e leggera, rendendo l’apprendimento stesso di qualità maggiore.

Tale vantaggio in termini di qualità viene osservato secondo vari criteri (Putz et al.,2020):

  1. Knowledge retention, ossia maggiore memorizzazione dei contenuti;

  2. Partecipazione attiva alle sessioni didattiche;

  3. Padronanza del linguaggio e delle nozioni;

  4. Autonomia nel ricercare e condividere informazioni.

 Secondo le teorie, infatti, sperimentare in prima persona un’esperienza favorisce la sedimentazione del ricordo attraverso a tutti gli elementi emotivo-percettivi tipici della realtà.

Ora tocca a voi, conoscevate questa branca del gaming? Avete mai utilizzato uno di questi strumenti?

Dott. Andrea Sacchetti 

Bibiografia

 

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