Gli stili cognitivi

Come vengono elaborate le informazioni nell’apprendimento.

Abbiamo visto come si sviluppa il processo di apprendimento (leggi qui il primo articolo) e, in particolare, come ciascuno di noi tende ad utilizzare i canali sensoriali per acquisire le informazioni (leggi qui). Ma una volta recepite, come vengono elaborate queste informazioni?

Anche nell’elaborazione ciascuno di noi può utilizzare diverse modalità.

Per stile cognitivo si intende appunto la modalità prevalente con cui la persona elabora le informazioni. È una tendenza che permane nel tempo e può essere utilizzata in diversi ambiti di apprendimento, anche per compiti diversi.

Le differenze individuali sono relative a:

  • Modo in cui vengono percepiti i fenomeni. Nel guardare un’immagine chi tende ad avere uno stile “analitico” sarà colpito dai dettagli, chi tende, invece, ad avere uno stile “globale” coglierà l’aspetto generale;

  • Procedure di ragionamento. Per risolvere un problema chi tende ad utilizzare uno stile “sistematico” fa un’analisi graduale delle variabili, mentre chi tende ad utilizzare uno stile “intuitivo” cerca un’ipotesi da confermare. Oppure possiamo differenziare chi tende a ricorrere ad uno stile “impulsivo”, che si basa su una elaborazione veloce, e chi invece predilige uno stile “riflessivo” e quindi un’elaborazione lenta ed accurata;

  • Modalità di memorizzazione e organizzazione. Nella memorizzazione chi ha più facilità nel ricordare le immagini tende ad avere uno stile “visuale”, chi invece ricorda più facilmente le parole ha prevalentemente uno stile “verbale”.

Questi sono alcuni esempi che mostrano i diversi stili cognitivi che è possibile utilizzare nel processo di apprendimento. 

Quali pensate di utilizzare prevalentemente?

Possiamo iniziare a riflettere su come ciascuno di noi scelga poi la giusta “combinazione” tra gruppo di canali sensoriali e stile cognitivo per poter riuscire nell’apprendimento. Una volta stabilita quella prevalente, infatti, saremo poi portati a ripeterla in maniera automatica perché vediamo che per noi funziona.

Ma cosa succede nel processo di apprendimento fin qui delineato quando si ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento? Vi interesserebbe approfondire l’argomento?

Fatemi sapere nei commenti.

Dott.ssa Silvia De Maio

Riferimenti bibliografici

  • Boscolo, P. (1981). Intelligenze e differenze individuali. In AA.VV., Intelligenza e diversità. Loescher, Torino. 

  • Cornoldi, C., Meneghetti, C., Moè, A., Zamperlin, C. (2018). Processi cognitivi, motivazione e apprendimento. Il Mulino – Manuali.

  • Mariani, L. (2000). Portfolio. Materiali per documentare e valutare cosa si impara e come si impara. Zanichelli, Bologna. 

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I Disturbi Specifici dell’Apprendimento

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Varietà di utilizzo dei canali sensoriali